Lo scandalo (piccino, borghesissimo) dei fascisti al salone del libro come al solito nasconde lo scandalo vero, che è il salone in sé. L'espressione più eclatante e volgare della pubblicità e del mercato (rinominato "salone" con la stessa ipocrisia di un salone del mobile) che si spaccia per un momento di libertà e di lotta per i valori. Evidentemente i compagni assolvono il mercato purché almeno tagli fuori i nemici ideologici, che poi è la condizione di tutta la sinistra: